È da oltre un secolo che le due grotte sono conosciute dal mondo scientifico; risale infatti al 1896 la prima visita alla Grotta di Vigant: il 5 e il 9 settembre di quell’anno ad opera di Olinto Marinelli, accompagnato da Marco Geiger e Girolamo Cussigh. Egli descrive il tratto iniziale della cavità e la discesa dei primi due pozzetti, che lo portarono ad una profondità di circa 20 metri e dove l’esplorazione si fermò davanti ad un laghetto abbastanza profondo non superabile per la mancanza di una “barca portatile”. Spetta a lui la formulazione dell’ipotesi che le acque che si perdono nella grotta possano ricomparire nella sottostante Val Cornappo. Successivamente ad interessarsi a queste cavità è soprattutto Alfredo Lazzarini che nel 1903 portò a termine una serie di avventurose esplorazioni sia all’Abisso di Vigant che alla Grotta pre Oreak, alle quali parteciparono Lino Antonini, Giuseppe Feruglio e Renzo Cosattini. Trascorrono alcuni anni e dopo alcune visite sporadiche le due grotte furono nuovamente al centro dell’interesse degli speleologi udinesi, in particolare Giovanni Battista De Gasperi: mentre per la Pre Oreak ci fu uno studio pressoché completo, l’Abisso di Viganti fu disceso e topografato per uno sviluppo di circa 170 metri e per un dislivello di circa 60 metri fino sull’orlo di un pozzo ipotizzato di oltre 50 metri di profondità. Nei suoi studi viene aggiunta alle già conosciute ipotesi di collegamento, una serie di osservazioni sia geologiche che idrologiche. Si susseguono altre esplorazioni ma è con il secondo dopoguerra che le ricerche, soprattutto nell’Abisso di Viganti, si fanno serrate e nel 1949 si scendo sino a superare il pozzo da 80 m. Il lago sifone raggiunto venne reputato il punto di incontro tra le due grotte, ma durante una nuova esplorazione compiuta dal Gruppo Triestino Speleologi in collaborazione con il CSIF nel 1952 detto limite venne superato arrivando però dopo poco ad un nuovo lago sifone. Nel 1958 una spedizione organizzata dalla Commissione Grotte Eugenio Boegan di Trieste ed il sodalizio Udinese, trovando aperto il sifone “terminale” potè percorrere una galleria in discesa di circa 250 metri che portò questa volta al vero sifone terminale. Ulteriori spedizione hanno luogo fra il 1965 ed il 1966. I primi tentativi di superare il sifone finale del pre-Oreak hanno luogo nel 1956 ma il tentativo riesce ad Adalberto Kozel della CGEB nel 1965.